4. Amori in pista da ballo
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Il maglio, Sesto San Giovanni - Ph. P. Bruno |
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Il maglio, Sesto S. Giovanni - Ph. P. Bruno |
Certo non siamo per strada, non siamo nella vita reale, non siamo neanche in un bar di incontri, o in uno spazio immaginato, in un sogno. Parlo di persone reali, che però mostrano la loro forma direi musicale, una forma occasionale, costruita senza atteggiamenti o finzioni in una metamorfosi sociale legata al contesto.
Sto parlando delle sale da ballo. In sala ammiriamo una forma, una forma speciale di una persona, una persona qualsiasi e per nulla particolare, è la forma da ‘pista da ballo’, e questa immagine è luminosa, attrae lo sguardo. Non importa se la pista è più o meno fatiscente o alla moda, non importa quanto bene sa ballare. Nel momento in cui una persona entra in una sala da ballo e ancora di più quando sale sulla pista, diventa un altro o un’altra. Ecco, ci si trasforma.
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Epoca Tango - Ph. F. Balestrieri |
C’è poco da dire, in sala da ballo noi risplendiamo. Non siamo come di solito, forse perché dalla pista, dalla musica, dagli strumenti stessi esce una energia che ci circonda, ci rapisce e ci supera.
Particolari semplici, banali, come ad esempio il vestitino, il vestitino che fuori ti si appiccica e ti fa sentire sbagliata, molto diverso da come appariva in camerino dove le luci e la novità ti facevano sentire carina, ma adesso lo stesso vestitino in sala da ballo lo stesso vestitino fluttua, anche se lo hai preso al mercato e lo hai pagato quattro soldi anche se non ti piaceva più; lo vedete ragazze come fluttua il vestitino di quella ballerina? E’ stupendo. E le scarpe? Le stesse scarpe che fuori potrebbero sembrare eccessive o consumate e logore, in sala da ballo diventano animate e sembra che suonino, pure; e il rossetto? che dire del rossetto, impudico, rosso e lucido, bello e senza tempo. Un rosso Ferrari che fuori dalla pista da ballo sarebbe difficile da indossare, col rischio di mettere in risalto la linea delle labbra indecisa o la forma stanca di un sorriso datato. Mentre in sala da ballo, le labbra di qualsiasi età sfavillano sopra una dentatura aperta in un sorriso spontaneo che esce da dentro, e dentro è come se il palato, la lingua, la gola, diventassero più vivide. Il collo diventa più sottile, la pelle più fremente.
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Festa di Fine Anno - Nonsolocharleston |
Insomma tutto il corpo diventa più vivo, pronto a metter in mostra se stesso in un ballo elegante o impacciato, non importa, senza altro scopo che deliziare se stessi e il ballerino o la ballerina che di fronte a noi ci guida e si fa guidare nello sforzo di trovare una intesa. Due corpi che cercano di tenersi senza toccarsi, di rispettarsi, di volteggiare insomma in quello spazio pulito che è fatto dalla musica jazz che ci circonda. Tre minuti per la durata di un ballo, e una intera serata fatta di pause tra un ballo e l’altro, tra un sorso di un drink lasciato lì, in giro a caso, e il ritorno in pista per un altro giro.
E c'è anche un'altra persona, quella che sta prima del ballerino di swing, e nascosta nella vita normale, parlo dell’allievo o dell’allieva. Compare, si mostra all'esterno, quando si accinge a imparare a ballare.
È la persona cioè che si è iscritta a una scuola di ballo e frequenta i corsi del primo, del secondo, del terzo anno, un corso alla volta o una abbuffata di corsi, tutti assieme, in una o in più scuole, tanta è la fame di diventare presto prestissimo bravo in pista.
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Nonsolocharleston - Ph. A. Maffei |
Ci sono ragazze che arrivano in aula struccate, nella loro tutina, che magari è pure un po’ tristanzuola, le vedi così, disarmate, magroline, le vedi impacciate, le vedi fuori tempo, e così come sono, concentrate e serie serie si dimenticano di tutto e provano e riprovano, sembrano piccole soldatine bambine; altre invece che arrivano perfettamente truccate, strette, attillate e desiderose di piacere, si muovono garbate e attente e hanno un buon profumo, loro sembrano soldatesse; altre arrivano dirette dall’ufficio e si cambiano in fretta le scarpe nello spogliatoio, spogliandosi del titolo di dottore, avvocata, commercialista, impiegata o anche disoccupata lì nel camerino e che con naso all’in su, piene di desiderio di imparare entrano in aula e si avvicinano al proprio partner, uomo o donna che sia, e si accingono così abbracciati a ballare dimenticando qualsiasi altro odore. Volontarie del ballo.
E i giovanotti, coi soliti
calzoni, la solita maglietta, guai a cambiarsi, a dargli troppa importanza a quel
corso di ballo, che fa poco maschile anche se ebbene sì, piace e va di moda, e poi
magari il secondo anno gli stessi giovanotti arrivano in tuta, oppure stanno
ore in camerino a fare che, non lo so, si cambiano le magliette, si lavano, si profumano, si confidano?
Non so, mai entrata.
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Spirit de Milan - Ph. P. Bruno |
I maestri, spesso in coppia sono in mezzo al cerchio degli allievi, magari lei o lui un po’ stanchi o viceversa, trascinatori per indole, ma comunque punto di riferimento centrale, polo di attenzione indiscusso. Ho visto ragazze passarsi il rimmel sulle ciglia già piene di rimmel, e sistemarsi i capelli, mentre mi cambiavo per raggiungere il mio partner, un bel giovanotto, maestro in mezzo a tutte loro. Ho visto l’entusiasmo di signore attempate trascendere i loro anni, e avvinghiarsi al maestro, questa volta un uomo più che adulto, un po’ auto compiacente, desideroso che una donna gli confermi che è ancora irresistibile per capitolare nel ruolo, dimenticato, del seduttore. Non tutti, chiaramente, alcuni dei miei partner di ballo, i colleghi maestri con cui ho avuto il piacere di lavorare, erano assolutamente concentrati sulla lezione e non contemplavano nessuna gratifica. Questi maestri considerano gli allievi come un gruppo, le loro domande, le risate e le assenze come una conferma delle proprie abilità professionali, e gli allievi sono sono allievi che cambiano negli anni ma che si somigliano poi tutti, entusiasti all’inizio, presupponenti a metà strada, fedeli alla fine.
E anche qui, tra le persone, nel gruppo classe, si forma una energia particolare. Una energia più sottile, che scorre in basso, tra le scarpe da ginnastica, tra le le caviglie e a volte arriva fino alle ginocchia e perfino al bacino, meno potente della sala da ballo ma presente, sempre. E nella palestra dai muri bianchi, dal pavimento in legno chiaro, dove le persone diventano allievi un po’ a tinta unica, si sente un cervello comune che pensa, zin zin, un grande corpo comune che prova, tramtram e una pompa amorosa che pulsa, pumpum.
E infine c’è una terza persona quella da tutti i giorni, che siamo noi, noi normali, spogliati dei nostri abiti da ballo, fuori dalle tutine, dai rossetti, dal gel, quelle o quelli che siamo a casa, al lavoro, per strada. Persone diverse. Non si sa come succede ma succede. Fuori siamo diversi, non tutti ma la maggior parte lo è. Mi è capitato spesso di incontrare i miei allievi per strada, nel quartiere, magari anni dopo. Pochi mantengono lo sguardo stupìto che hanno nell’aula o quello beffardo che hanno in pista da ballo, spesso hanno le spalle più chiuse, il passo frettoloso, lo sguardo distratto. Sebbene si animano quando mi riconoscono e mi salutino con gioia, magari coi loro nuovi bambini belli riccioluti, rimangono comunque diversi. Da cosa dipenda non saprei ma di sicuro quando vai a ballare subisci una trasformazione e quando smetti ritorni indietro.
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La Balera dell'Ortica - Ph. P. Bruno |
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Nonsolocharleston - Ph. A. Maffei |
Ma ai corsi si iscrivono anche tante persone singolarmente, e alcuni in fondo in fondo pensano che iscrivendosi a un corso di ballo, di swing, con quelle belle musiche d’altri tempi e l’ambiente che sembra pulito e accessibile a tutti, magari, forse, probabilmente potranno incontrare l’anima gemella.
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Nonsolocharleston - Ph. A. Maffei |
Io insegno da più di quindici anni e in effetti ho visto formarsi molte relazioni, alcune durature, altre meno. Ma è una eccezione. Nello swing la potenza del ballo è così forte che spesso trascende il bisogno di conoscersi. Chi conosce l’ambiente sa che ci si riferisce a un ballerino o a una ballerina non per il colore dei capelli o il carattere ma per come balla. “Hai presente Tizio? Ma sì, quello che balla a strattono… mentre Caio… Caio è fantastico, balla benissimo…”
Di sicuro le belle ragazze attendono poco a bordo pista, ma è anche sicuro che a invitarle la maggior parte delle volte non saranno i giovanotti, che, specie se veterani, rimangono intimiditi dall’avvenenza, quasi mettesse in discussione il loro ruolo, conquistato, sulla pista, ma spesso saranno i ballerini di una o due generazioni più grandi a invitare le fanciulle, specie se alle prime armi. Lo stesso succede con l’altro sesso. Giovani ballerini inesperti, sono spesso invitati da ballerine più grandi.
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Il Principe - Ph. P. Bruno |
Ci sono è vero alcuni
personaggi, noti del resto un po’ a tutti, per lo più di sesso maschile, che
girano famelicamente a caccia di avventure. Sono sempre i soliti. E’ come
quelli che girano per le serate a reclutare maestri. La tecnica è uguale. Ti
fanno i complimenti, ti invitano, ti prospettano un futuro di successo, lodano
la tua scioltezza. E poi ci provano. Affrettato, incoerente. Nessuna delle
nostre ragazze ci casca. E neanche dei presunti nuovi talenti, almeno spero.
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Nonsolocharleston - Ph. A. Maffei |
Bisogna dire a chi non conosce l’ambiente, che lo swing è, o perlomeno dovrebbe essere per antonomasia, un ambiente inclusivo, dove si tende a non escludere nessuno. Ed è vero, a dispetto dei fanatici, continua ad essere vero. Ci sono persone proprio gentili che accompagnano alle serate chi non ha un mezzo, o solo per sorreggere chi non vuole entrare in sala da sola o da solo; ci sono altre persone gentili che ti fanno ballare, a turno, per non lasciarti seduto o seduta al tavolino o ciondolante a bordo pista. E pure si divertono, si divertono proprio a essere gentili. Ci sono persone gentili tra gli sconosciuti, tra gli insegnanti, e anche tra i ballerini più storici.
Non sono tutti così disponibili, ci sono gruppi poco affabili, molto concentrati su se stessi e il loro status coronato, che poi sono quelli che fuori sai, si trasformano di più. Ma ritornando agli amori, allora dove sta questo amore? Esiste l’amore in pista da ballo? Forse non nasce in pista da ballo, forse non matura in pista da ballo, ma c’è. Spesso si nasconde, pudico, riservato, tra tutti quegli abbracci e quei contatti, ma esiste. L’amore c’è, aleggia, si sente. Ci si rifugia spesso tra le ali del proprio di amore se l’ultimo ballo è stato pessimo, se qualcuno ci ha pestato un piede, o se abbiamo bisogno di riprenderci noi stessi, confusi, frastornati o frastornate. Ci rifugiamo da quello o quella che scopriamo a volte al momento di amare, almeno un po’. E il proprio amore ci accoglie, magari ansimando un po’ anche lui o lei, magari in fuga dalle continue richieste di performance, ma di fatto felice di esserci ma di non ballare solo con te, di non doversi dichiarare, anche se pure sei il suo amore, tra tanti però questa sera e tutte le sere per sempre nelle piste da ballo di swing.
E questo non è poco, credetemi.
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